Mi capita spesso di dover spiegare ai miei clienti la differenza tra “ pelle “ e “ cuoio “ .

In realtà non c’è nessuna differenza se non quella di attribuire i differenti termini allo stesso prodotto che dopo la lavorazione assume caratteristiche differenti . Quindi, partendo dal prodotto iniziale, il derma dell’animale e, attraverso il processo di lavorazione “ concia “ si arriva al prodotto finale che, se lavorato con il metodo di concia al vegetale, viene chiamato  “ cuoio “ e lo riconosciamo dal profumo intenso e dalla rigidità del materiale, se invece lavorato con il metodo di concia al cromo viene comunemente chiamato “ pelle “ e le sue caratteristiche principali sono la morbidezza e il differente spessore che i processi di lavorazione gli attribuiscono.

Nello specifico la concia è uno dei processi nella lavorazione del derma dell’animale che attraverso procedimenti chimico/fisici rende il prodotto imputrescibile (non più deteriorabile  ) e quindi adatto all’uso nella pelletteria o nell’abbigliamento . La si può distinguere in :

•    concia al vegetale
Questo metodo di lavorazione vede noi Italiani e nello specifico i Toscani come pionieri del settore. E’un processo che utilizza tannini naturali conferendo al materiale caratteristiche inconfondibili come il colore, l’odore e l’iniziale rigidità del materiale. Sappiamo benissimo che con l’ utilizzo e il tempo il “ cuoio “ acquisisce quell’effetto vintage che lo rende apprezzato e amato dai clienti di ogni età;

•    concia al cromo
Questo metodo di lavorazione perché più economico, semplice e rapido nel processo di lavorazione, lo rende il più utilizzato dalle aziende del mondo fashion . E’ un processo che utilizza il cromo trivalente ( Cr3+) e quindi, come in precedenza, rende il derma dell’animale un materiale non più deteriorabile e adatto agli usi più disparati ( borse, zaini, valigie, abiti, divani, sedili delle auto, guanti, articoli di cancelleria, ecc… ).  Con questo procedimento la “pelle” diventa morbida e inodore . La possiamo differenziare ulteriormente in base ad un altro processo di lavorazione che poi le da il suo aspetto finale : pieno fiore, dollaro, saffiano, vacchetta, animalier, ecc…

Concludendo, posso aggiungere che nella maggior parte dei casi, senza esprimermi in termini percentuali, la maggior parte delle “ pelli “  utilizzate nel campo manifatturiero deriva dalla filiera alimentare che lo considera un materiale secondario, per non dire di “ scarto” .
Se posso consigliarvi cosa scegliere, vi indirizzerei sul “cuoio” e vi spiego il perché :
1.    il processo di lavorazione riduce al minimo l’inquinamento ambientale ;
2.    ha una eccezionale durata nel tempo ;
3.    è un materiale lavorato nella maggior parte dei casi in modo artigianale .

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